Sua Maestà è salva
La grande prova di un popolo maturo

Confessiamo di aver avuto paura che meno di tre milioni di scozzesi suggestionati, il 51% secondo certi sondaggi, potessero mandare all’aria una delle più grandi democrazie dell’occidente. Senza la Gran Bretagna l’Europa sarebbe ancora fascista. Senza la Gran Bretagna un premier scozzese non avrebbe difeso il Kosovo e eliminato dalla scena internazionale un dittatore come Saddam. Ora che si presenta una minaccia come l’Isis, contiamo essenzialmente sulla fibra morale della Gran Bretagna, perché sappiamo che se ci sarà da combattere nuovamente in Iraq, almeno qualcuno in Europa sarà capace di farlo. Gli scozzesi sono stati i più grandi soldati dai tempi delle guerre napoleoniche "la miglior cavalleria al mondo" disse Bonaparte, ma lo si è potuto constatare solo perché facevano parte del Regno Unito. Può darsi invece che la gloria dei loro intellettuali avrebbe superato comunque i confini più angusti. Resta il fatto che Adam Smith si formò negli studi sei anni ad Oxford e David Hume pubblicò i suoi saggi morali e politici con un editore inglese. Di certo invece Sean Connery che non vive più in Scozia da anni, avrebbe continuato ad esibirsi come mister muscolo nelle fiere di provincia, se privato dell’opportunità di vestire i panni dell’agente segreto di Sua Maestà inventato dall’inglese Jan Fleming. L’Inghilterra ha umiliato e sfruttato la Scozia per secoli, ma dal 700 in avanti l’ha investita con lo splendore del più grande impero marittimo prima, e della più grande civiltà sviluppata poi. Questo è stato possibile come Gran Bretagna, perché con gli inglesi, gallesi, nord irlandesi, scozzesi, hanno saputo mettere da parte ostilità sedimentate e costruire insieme una potenza economica, politica, militare che non ha consimili al mondo. Cosa sia passato nella testa degli indipendentisti per poter mandare all’aria tutto quanto ottenuto, è difficile da capire. Ma il rischio c’era, perché la follia fa parte della natura dell’uomo e gli scozzesi vi possono eccellere, per lo meno a leggere il Macbeth. Sarebbero stati più ricchi, come si sostiene, visto che più liberi sotto il regno di Sua Maestà britannica, è impossibile da immaginare. Il petrolio del mare del nord era comunque un miraggio vero e proprio. Appartiene alla Gran Bretagna, non alla Scozia e se la Gran Bretagna si fosse sciolta, la marina inglese avrebbe occupato le piattaforme immediatamente. Non si fece portare via le Falkland che erano due scogli, figurari il 60 per cento delle riserve energetiche nel mare di casa. La rottura del patto comune avrebbe potuto precipitare tutta l’isola in una contesa territoriale e di risorse che pure era stata superata da 4 secoli. Come se questo non fosse bastato, dall’altra parte della Manica si sarebbero scaldati gli animi di coloro che sperano nel cupio dissolvi di tutte le istituzioni nazionali che abbiamo conosciuto, incluso le nostre, tanto deboli appaiono. Se gli scozzesi se ne vanno perché non far andare via i fiamminghi, i baschi e magari i vandeani? Il Paese in cui era nato il teorico del libero mercato, sarebbe diventato il volano per istituire dazi, dogane e quant’altro, tutto in piccola scala, buono per tornare alla miseria e alla fame che abbiamo conosciuto primo dell’età dell’Illuminismo, prima di Smith e Hume per l’appunto. L’istinto tribale prevale su quello civilizzato. Può anche essere che il destino dell’uomo sia stato quello di evolversi dalla scimmia e che in qualche modo si dovrà poi necessariamente tornare alla scimmia. Ma fu un pensatore russo molto letto in Scozia a temerlo, non uno scozzese vero e proprio. Comunque questa parabola amara non si consumerà in Scozia, non oggi.

Roma, 19 settembre 2014